Gabriele de Santis

Informazioni

Come sarà conservato dal tempo e restituito il 2015? Cosa rimarrà del suo linguaggio, dei suoi simboli, della sua estetica? Il filtro del tempo come rappresenterà questo passaggio storico?Tutti quesiti cui difficilmente siamo in grado di rispondere oggi. Non possediamo il necessario distacco critico, siamo troppo immersi nel processo creativo e costruttivo per renderci conto di quello che potrebbe diventare iconografico. La poetica dell’artista sembra invece insistere su questi temi, senza aver timore di un confronto reale con il presente e della sua conseguente rielaborazione. L’artista non attinge dal passato, non cita nostalgicamente fonti preesistenti, ma riporta nelle sue opere il lessico che quotidiana- mente ci accompagna, mettendo in atto un ritratto asciutto e seducente del contemporaneo.

La rivoluzione del passaggio delle informazioni dell’epoca in cui viviamo diventa così tema principale dell’opera di Gabriele De Santis. L’hashtag, utilizzato come aggregatore tematico dai social network sui quali in maniera sempre più accelerata passano le notizie, è spesso protagonista dei lavori dell’artista. Inciso in blocchi di marmo, questo simbolo diventa una sorta di geroglifico contemporaneo, l’incipit del moderno sistema di scrittura cristallizzato nel materiale più resistente, quello su cui l’effetto del tempo ha conseguenze più graduate, ma anche il materiale di cui è composta la città in cui l’artista vive, comunemente definita “eterna”. Due passi così distanti vengono accostati a costruire un deliberato ossimoro, che intende sottolineare il processo di evoluzione cui il mondo è sottoposto.

Gabriele De Santis tuttavia non si limita a fissare solamente il simbolo della comunicazione istantanea per eccellenza, ma sconfina anche nella sfera della trasmissione delle emozioni nel mondo digitale. Sorrisi e ammiccamenti composti dall’insieme di caratteri testuali compaiono su dittici di marmo e su tele con ruote applicate sul retro, evidenziando come la poetica dei sentimenti si sia modificata. Un emoticon oggi racchiude in maniera immediata e disinvolta ciò che solo un quarto di secolo fa veniva elaborato con fiumi di parole.

Un movimento ininterrotto quello che l’artista intende fissare, messo in scena anche dall’utilizzo di loghi di brand popolari presi in prestito. Il jumpman della Nike – anche noto come la sagoma di Michael Jordan che schiaccia un canestro – le tre strisce parallele dell’Adidas, sono simboli ricorrenti nell’opera dell’artista, immagini di una società costretta ad esibirsi, a dare il massimo sempre. Gabriele De Santis sottolinea come le colonne della storia vengano – fisicamente e metaforicamente – spostate su rotelle di pattini, brindando al presente per poi ripartire per il prossimo cammino veloce (That’s how’s gon’ be, young, wild and free. Not gonna slow down. Up to the max, until we crush, we’re not gonna stop now, 2014). I titoli dei lavori di Gabriele De Santis aprono poi un nuovo immaginario, un diverso strato di lettura: irriverenti, giocosi, spesso personificazioni, caratterizzano le opere traslandole in una dimensione narrativa ulteriore.

Con coraggio Gabriele De Santis mette in discussione i codici, la materia che quotidiana- mente ci circonda, su cui viaggia il nostro tempo, la nostra conoscenza, su cui si basano le nostre relazioni: una traduzione di un sistema, la costruzione di un’iconografia del contemporaneo e di un’estetica del presente.

Ilaria Gianni

Artwork

Social media, simboli di scrittura e parentesi sono parte integrante del lavoro di Gabriele De Santis, nelle sue opere vediamo infatti svariati segni, propri di siti come Facebook,Twitter e Instagram. Incorporando accostamenti insoliti tra ruote o grip di skateboard e materiali più tradizionali, quali il marmo e la tela, De Santis solleva questioni legate al movimento e all’istantaneità della trasmissione, così come temi quali l’ambiguità dei simboli, la precarietà delle connessioni umane e la nozione di intimità in un mondo sempre più digitalizzato.

Il simbolo della trasmissione istantanea per eccellenza per De Santis è l’hashtag (la combinazione di un cancelletto e una parola) generalmente utilizzato nei social network per raggruppare temi comuni di interesse, contrassegnando categorie della più ampia gamma di argomenti o commenti sul web.

L’utilizzo di tale simbologia agisce in antitesi al lento intervenire della natura, proprio di un materiale come il marmo. Dialogo, o meglio ossimoro, che viene amplificato dall’inserimento di ruote di skateboard sul retro delle sue tele. Secondo De Santis non si tratta altro che di «una metafora per spiegare l’evoluzione costante di idee e di movimento intorno alla creazione dell’opera d’arte.» Sia il cambiamento graduale del marmo infatti, che l’immediatezza dei simboli tratti dell’ambiente skater sono indicativi del concetto di movimento ininterrotto, facendo riferimento in ultima istanza al modo in cui il mondo che ci circonda è in continua evoluzione.

Molte delle opere recenti di De Santis traducono la cultura popolare in qualcosa di divertente, come l’utilizzo di titoli di canzoni note, quali Can’t take my eyes off you, creando un giocoso rimando con l’iconografia dell’opera stessa. Non solo, talvolta il riferimento è alla stessa natura dell’essere umano: «Ho un interesse per personificare le opere d’arte, dando loro attributi umani – spiega De Santis– ciò permette loro avere una propria personalità.»

Gabriele de Santis

CV

Gabriele De Santis, Roma, 1983. Vive e lavora a Roma – Vive y trabaja en Roma – Viu i treballa a Roma – Lives and works in Rome

FORMACIÓN / FORMACIÓ / FORMAZIONE / EDUCATION

2010 MA Visual Arts, University of the Arts Londra, UK

EXPOSICIONES INDIVIDUALES / MOSTRE INDIVIDUALI / SOLO EXHIBITIONS

2016 TBA, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo,Torino

2015 TBA, Istituto Italiano di Cultura, Madrid

TBA, a cura di Adam Carr, MOSTYN, Llandudno

TBA, Galerie Valentin, Parigi

Upbeat Heights, JuneFirst, Berlino (doppia personale)

If you have got the feeling jump across the ceiling, Limoncello, Londra

2014 On the Run, Istituto Italiano di Cultura, Londra

Dear Los Angeles, ICI in LA, USA

(performance in collaborazione con Alex Ross), L.A.

The Dance Step of a Watermelon While Meeting a Parrot for the FirstTime, Depart Foundation, L.A.

Drop it like it’s hot, Galerie Valentin, Parigi

Dear Michael, Frutta, Roma 2013 Which came first, the dice or the dots? Hmmm… the donut, Limoncello, Londra

Commercial Road Project #6, con Ruth Proctor, un progetto di CURA, Londra

Looking for a madeleine in Baalbek, Galerie Diana Stigter Backspace, Amsterdam

2012 Suck My Disney, Frutta, Roma

EXPOSICIONES COLECTIVAS, BECAS Y PREMIOS / EXPOSICIONS COL·LECTIVES, BEQUES I PREMIS / MOSTRE COLLETTIVE, BORSE DI STUDIO E PREMI / GROUP EXHIBITIONS, AWARDS, CURATORIAL PROJECTS (selección / selezione / selection)

2015 Why we expect more from technology and less from each other (Verena Dengler, Florian Meisenberg, David Renggli, Gabriele de Santis), Wentrup, Berlino

Italian and British artists meet Milano, a cura di Pietro Di Lecce, The Workbench, Milano

To rectify a situation, Valentin, Parigi

TAVERNA – We are Open (Icastica 2015), a cura di Ilaria Gianni, Fraternita dei Laici, Arezzo

Un Nouveau Festival, a cura di Florencia Chernajovsky, Centre Pompidou, Parigi

Oh, Of Course, You Were Berry Picking, coorganizzato da Rosa Tyhurst, Drei, Colonia

Fantastica. The way we make art, BeatTricks, Milano

Milk Revolution, a cura di CURA, American Academy in Rome, Roma

2014 SMALL Rome, a cura di Adam Carr, Frutta, Roma

The Go-Between – una selezione di artisti emergenti internazionali dalla collezione di Ernesto Esposito, Museo di Capodimonte, Napoli

La Gioia, a cura di Carole Schuermans, Maison Particulière, Bruxelles

Athletic Valentin, un progetto di CURA, Galerie Valentin, Parigi

Frieze Sculpture Park, Londra De Generation of Painting, Fondazione 107,Torino

Un Rumore Bianco, a cura di Andrea Bruciati, Assab One, Milano

Speedboat, a cura di Alex Ross, Nicelle Beauchene Gallery, NewYork

Dreams that money can’t buy, un progetto di CURA, Independent Space, MAXXI, Roma

Borders, a cura di Adam Carr, Artuner.com

OnTheTip Of MyTongue, a cura di Marta Silvi, PalazzoTrinci, Foligno

Arte Coni 100, a cura di Maria Alicata e Bartolomeo Pietromarchi, varie sedi, Roma

Playground, a cura di Maria Alicata e Bartolomeo Pietromarchi, Casa delle Armi, Roma

Yeah and look where it got us, Mon Chéri, Bruxelles

We’ve Got Mail, a cura di Adam Carr, Mostyn, Llandudno

2013 Private Collection selected by #1 / Anneke Eussen, Tatjana Pieters, Gent

Mappa, page 2, a cura di Adam Carr, Nomas Foundation, Roma

Chinese Whispers, CURA, Basement, Roma

Wanna be a masterpiece, a cura di Ilaria Marotta, ISCP, NewYork

Footnotes, a cura di Valentinas Klimašauskas, CAC, Vilnius

Fessure, a cura di Ermanno Cristini, Museo della Ceramica di Cerro, Laveno

2012 We will disappear you, a cura di Adam Carr, Frutta, Roma

Metamorphosis, a cura di Andrea Bruciati, Galleria d’Arte Moderna di Udine, Udine

Art-o-Rama, Marsiglia Re-Generation, a cura di Ilaria

Gianni e Maria Alicata, MACRO, Roma

Tutti al Mare…, Frutta, Roma Premio Moroso per l’arte

contemporanea 2010, Menzione speciale, GC.AC, Monfalcone

2011 On Stage, a cura di Andrea Bruciati, Verona

Hear Me Out, a cura di Cecilia Casorati e Claudio Libero Pisano, CIAC, Genazzano

Remake Argonauti, a cura di Andrea Bruciati e Alice Ginaldi, Galleria Metropolitana, Gorizia

Beyond “Liminal Experience”, a cura di Francesco Scasciamacchia, Vault, Prato

Il Ramo d’Oro, a cura di Andrea Bruciati e Eva Comuzzi, Fondazione Giovanni da Udine, Udine

2010 Premio Moroso per l’arte contemporanea 2010, a cura di Andrea Bruciati, GCAC, Monfalcone

Il Raccolto d’Autunno Continua ad Essere Abbondante, a cura di Chiara Agnello e Milovan Farronato, DOCVA, Milano

To be destroyed, 10 Floors Project, a cura di Lucy Woodhouse e Huw Chaffer, Londra

Seven 7 artists | 7 curators, a cura di A. Grulli, C. Corbea, F. Pagliuca, L. Bruni, M.Tagliaferro, M. Farronato, N.Trezzi, Conduits, Milano

La Danse Macabre, a cura degli studenti della John Cabot University, coordinati da Ilaria Gianni, Nomas Foundation, Roma

2009 Emotional Community, a cura diTeresa Macrì, Monitor Gallery, Roma

Mi ricordo di noi, a cura di Lorenzo Bruni, Dryphoto Arte Contemporanea, Prato

Usine des rêves, a cura di Cecilia Casorati, 26cc, Roma

 



Opere in Mostra