Alek O.

Informazioni

La traduzione di una vita, la trasformazione di frammenti di esistenza, la coscienza di dover ripensare e riposizionare un passato. Alek O. parte da lembi fisici di realtà intrisi di memoria e di vissuto, decontestualizzati, scomposti e riformulati sotto vesti differenti. Oggetti trovati, collezionati, a volte appartenenti all’artista stessa, diventano la materia principale per comporre nuove forme geometriche, apparentemente astratte ma pregne di memoria.

Ombrelloni, guanti, tavoli, armadi, caffettiere, pentole, maglie che hanno attraversato tempi e storie, passati sotto le mani dell’artista assumono un diverso aspetto, diventando difficilmente riconoscibili a un primo sguardo. Assemblati, composti, compattati, fusi, elaborati, questi oggetti, nella loro presenza fisica potrebbero erroneamente essere interpretati come omaggi al minimalismo, eppure nulla di più distante da un punto di vista processuale e concettuale può esserci dalla corrente storica. La chiave di tutte le opere di Alek O. risiede infatti in un’emotività estetica e narrativa. Edward Higgins White, (2010-2014) è una serie di lavori basati sul ritrovamento, sul vissuto e sul

tempo della rielaborazione. Guanti smarriti, trovati solitari per il camino dell’artista, modellati dall’usura, imbevuti spesso delle conseguenze degli agenti atmosferici e permeati di vissuto, perdono la loro primaria funzione, trasformandosi in ricami bidimensionali e collocandosi in una nuova accezione della rappresentazione pittorica. Keys (2010) è la fusione di tutte le chiavi inutili, trovate dall’artista in casa prima di un trasloco; utilizzando la stessa tecnica Corkscrew (2010), una tavoletta di ottone, è in realtà un cavatappi di fine Ottocento appartenente agli avi di Alek O., mentre Desk (2009) è la scrivania che l’artista ha usato per molti anni, fatta a pezzi: il legno ridotto a segatura e rincollato per diventare una tavola solida, la parte in acciaio fusa e ricomposta in una piastra, i pezzi in plastica amalgamati, solo la tela rimane intatta. Quello che ne risulta è una composizione a parete, geometrica e minimale, distante nelle forme e nelle funzioni dall’originale eppure prodotta dalla stessa materia. Materia su cui l’esistenza lascia delle tracce, cicatrici di incidenti di cui ha sofferto, sono evidenti nella serie Tangram, dove la stoffa di vecchi ombrelloni torna al suo modulo basico per comporsi in altre forme che a volte richiamano qualche animale.

Storicamente legati a una vita, questi oggetti diventano rovine nella loro accezione benjaminiana. Non più articoli abbandonati ma opere a sé, diverse da ciò di cui attestano l’esperienza passata, autonome, la cui presentazione permette allo spettatore di percepire il differente rapporto tra forze naturali e essenza emotiva. Private del loro compito principale e della loro presenza fisica originaria le opere di Alek O. sono trasfigurazioni che rimangono fedeli a se stesse, cariche di memoria, introspettive, testimonianze di una esistenza e di come essa sia in grado di cambiare e ricostituirsi in altro. Rigore formale e affetti, nostalgia e perdita, vivono insieme, componendo un gesto poetico sottile e aperto.

Ilaria Gianni

Sobre la seva obra

Vediamo la creazione, la memoria, il ricordo, come processi positivi. Anche letteralmente: pongono in essere qualche cosa che prima non c’era, o lo preservano dagli attacchi del tempo, e ciò facendo ne causano un aumento di valore. Il filosofo Georges Bataille ha riflettuto a lungo sulle cause degli aumenti di valore: di un prodotto, mediante il furto legalizzato dell’autonomia sulla propria forza-lavoro; di uno spettacolo, mediante il dispendio, lo spreco inutile, di risorse e sfarzo; di una nozione morale, mediante il sacrificio che esso impone a chi voglia farne un cardine della propria vita. L’aumento di valore coincide per Bataille con il sacrificio, con la perdita pura: e tanto più consistente e irreversibile sarà tale perdita, maggiore sarà il valore che essa creerà. Quale parte, del valore di una cosa, è il suo valore aggiunto? È la parte maledetta, che risulta dal sacrificio.

L’intera opera di Alek O. sembra un tentativo di isolare, e mettere in luce, questa parte maledetta. Le sue fusioni e scomposizioni di oggetti storicamente legati alla sua vita privata, per farne forme geometriche quasi regolari, accattivanti esteticamente ma rese irriconoscibili, sottolineano il prezzo della memoria, che accomoda i fatti e i ricordi in schemi gestibili, ne fa iconcine preziose, al prezzo di alterarne irreversibilmente la materia.

I suoi quadri ricamati, quasi geometrici, nascono dal tentativo di ricondurre a un ordine (sia estetico che logico) la materia disordinata ma personale di un maglione indossato per anni: e ciò facendo, naturalmente – creando un’opera d’arte, cristallizzando un ricordo – ne distruggono per sempre l’oggetto di partenza, sublimandone il valore affettivo nel valore estetico dell’oggetto finale. Il suo autoritratto, nel suo essere performativo anziché constativo, è reso possibile da un sacrificio, solo in nome del quale l’opera acquisisce il suo senso (sia estetico che logico: il titolo, appunto). Sono tre modi per riflettere su come attribuiamo un senso a una cosa (con il ricordo, con il pensiero, con la creazione di un’opera d’arte): e su come ciò arricchisca e al contempo alteri irrimediabilmente la cosa stessa.

Che cosa resta degli oggetti originali, dei ricami disciolti, dei capelli tagliati? Niente, niente; ce n’è una traccia ipotetica nei racconti intorno alle opere, se ne

avverte l’ombra nelle spiegazioni, nei titoli. Come la materia oscura, invisibile ma postulata per spiegare le forze che impediscono la disgregazione dell’universo, il loro influsso è quello che garantisce unità e senso agli oggetti finali. Ciò che erano stati li determina ancora, a distanza; pur non esistendo più, ne è ancora parte. Chissà quale può essere, di questa parte, il nome.

Vincenzo Latronico

CV

Alek O., Buenos Aires, 1981. Viu i treballa a Milan – Vive e lavora a Milano – Vive y trabaja en Milán – Lives and works in Milan


FORMACIÓN / FORMACIÓ / FORMAZIONE / EDUCATION

2005 Laurea in Disegno Industriale, Politecnico di Milano, Milano

EXPOSICIONES INDIVIDUALES / EXPOSICIONS INDIVIDUALS / MOSTRE INDIVIDUALI / SOLO EXHIBITIONS

2014 Frieze Focus, Londra If There Is A Last Summer

Morning, Frutta, Roma

2013 On Parasols, Jumpers and Balls, Meessen de Clercq, Bruxelles

Uprisings: Alek O., MOSTYN, Llandudno

2010 TheThing,GalleryVela, Londra

Rien que les heures, Le 10rd, Nizza

EXPOSICIONES COLECTIVAS, BECAS Y PREMIOS / EXPOSICIONS COL·LECTIVES , BEQUES I PREMIS / MOSTRE COLLETTIVE, BORSE DI STUDIO E PREMI / GROUP EXHIBITIONS, AWARDS, CURATORIAL PROJECTS (selección / selezione / selection)

2015-2016 Ennesima, a cura di Vincenzo de Bellis,Triennale, Milano

2015 TAVERNA – We are open (Icastica 2015), a cura di Ilaria Gianni, Fraternita dei Laici, Arezzo

What is a Bird? We Simply Don’t Know, a cura di Domenico de Chirico, Galeria Nicodim, Bucarest

Fantastica.The way we make art, BeatTricks, Milano

Alek O. and James Viscardi, Carl Kostyál, Stoccolma

Le regole del gioco, a cura di Luca Lo Pinto, Studio Castiglioni, Milano

2014 The Go-Between – una selezione di artisti emergenti internazionali dalla collezione di Ernesto Esposito, Museo di Capodimonte, Napoli

SMALL Rome, a cura di Adam Carr, Frutta, Roma

Ab-Stretching the Canvas,

Jeanine Hofland, Amsterdam

Non-Profit & Profit, SpazioA, Pistoia

Accordion, Laura Bartlett, Londra 2013 Grand Opening, Frutta, Roma

Premio Moroso, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia

2012 Lucie Fontaine: Estate, Marianne Boesky Gallery, NewYork

Detective, Galerie Andreas Huber, Vienna

Without (Jonathan Monk), Meessen de Clercq, Bruxelles

Everything old was once new, National Trust and Arts Council Collection, Worcester

An Incomplete History of Incomplete Works of Art, Francesca Minini, Milano

Als Morandi mit der Kinematographie liebäugelte, Supportico Lopez, Berlino

D’après Giorgio, Fondazione Casa Giorgio de Chirico, Roma

Differenza e ripetizione, Galleria Lia Rumma, Napoli

2011 Premio Ariane de Rothschild, Palazzo Reale, Milano Premio Illy Present Future, Artissima 18,Torino
To see an object, to see the light, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Palazzo Re Rebaudengo, Guarene

Domesticity, Biennale di Praga 5, Praga

Quiet Like a Lake, Unosunove, Roma

Like rowing a boat; facing the way you came, Gallery Vela, Londra

V Bienal de Jafre, varie sedi, Jafre Exhibition, Exhibition, Castello di Rivoli, Torino

2010 Saturday, Sunday Fair, Berlino

Certo sentimento, Cripta 747, Torino

Olivia Flecha, Alek O., Helen Marten, Gallery Vela, Londra

Gallery, Galerie, Galleria, Norma Mangione Gallery, Torino

2009 Lisson Presents 6, A Troubling Metamorphosis of Loose Ideas into Cast Forms, Lisson Gallery, Londra

Italian Open, Annet Gelink, Amsterdam

Territoria 4, The Great Leap, Centro per l’arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato

Playlist, neon>campobase, Bologna

2008 Seek Refuge, Venezia Village, Venezia

Onufri Prize 2008, National Gallery, Tirana

Don’t disappear, Expotrastiendas, Buenos Aires

2007 La legge è relativa per tutti, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Palazzo Re Rebaudengo, Guarene

 



Opere in Mostra